Scacchi scolastici o scacchi competitivi?
Da questa domanda possiamo partire per affrontare un argomento centrale per il lavoro degli istruttori di scacchi nelle scuole.
Gli scacchi devono mettersi al servizio della didattica e “offrire” le loro caratteristiche peculiari per implementare e complementare il percorso di crescita degli alunni o devono essere “impartiti” in maniera tradizionale, fornendo agli alunni uno strumento in più che poi starà a loro elaborare ed inserire nel loro personale percorso di crescita?
Voglio premettere che secondo me tutti e due gli approcci possono essere considerati positivamente, semplicemente hanno finalità e modalità diverse, tuttavia per un vero sviluppo degli scacchi a livello scolastico la prima ipotesi sembra essere sicuramente la più promettente: una via che, anche attraverso il coinvolgimento diretto di maestre e maestri, faccia degli scacchi un vero e proprio strumento di base per una didattica indirizzata al potenziamento di alcune specifiche abilità degli alunni.
Ad esempio un ambito scontato è quello logico matematico, ma da non trascurare è anche l'ambito sociale ed i risvolti diretti che la pratica degli scacchi ha nell'instaurare rapporti con gli altri, in un sistema regolamentato ed improntato al rispetto reciproco, alla comprensione ed all'integrazione.
Da queste considerazioni nasce un'altra domanda: l'istruttore di scacchi deve essere necessariamente un forte giocatore, con grandi conoscenze specifiche, o basta la semplice figura dell'insegnate che con professionalità e passione utilizza gli scacchi come guida per impostare la sua azione didattica?
Jonh Foley in un articolo pubblicato suChessplus.net lo scorso 14 luglio, analizza a fondo tutte queste problematiche con una visione d'insieme e propone le sue soluzioni ai vari quesiti.
Lo scopo dichiarato dell'articolo, come egli stesso scrive è “sostenere la tesi che gli insegnanti di classe possono essere formati per insegnare gli scacchi. Per di più questo non è un compito oneroso, infatti, è divertente imparare e molto gratificante insegnare”.
Naturalmente Foley espone i suoi punti di vista che possono essere accettati in tutto o in parte o per niente. Un aspetto importante del suo articolo è comunque che al centro di tutto ci sono i bambini e le loro esigenze, mentre uno degli errori didattici più frequenti è quello di sottomettere le esigenze dei bambini a quelle dell'istruttore, atteggiamento che in qualunque campo è sicuramente censurabile e, soprattutto, improduttivo se non addirittura dannoso.
A questo punto non resta che leggere l'articolo di John Foley (PDF in italiano – Versione originale in inglese)
Su questo argomento si può certamente aprire un dibattito sicuramente interessante e produttivo per tutti gli istruttori. Chi volesse può inviare il suo punto di vista a info@scacchiascuola.it per una successiva pubblicazione sul sito o sulla Pagina Facebook.
Francesco Lupo
05/08/2020